Page 78 - Translation Journal July 2015
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s published for the first time in 1629 and in many subsequent editions (1688, 1718, 1757, 1783, 1789), was a kind of practical
guide for architects and builders and addressed different operational and technical issues but not scientific. Another example in Italy
is Dialoghi sopra le tre Arti del Disegno by Giovanni Gaetano Bottari, published in Lucca in 1754, which proposed architectural
technical drawing as an approach based on optical physics, a science strongly developed in that period.
Finally, another interesting essay is Osservazioni di Continuazione al Trattato di Teofilo Gallaccini sopra gli Errori egli Architetti, written
by Antonio Visentini and published in 1771, specifying, however, that Visentini collaborated with Poleni in Padua. In the same time
period in Europe, specifically in the countries where the study of experimental sciences such as medicine and astronomy were more
developed, there are interesting examples of technical architectural treatises (Wiebenson, 1983), that have some elements in common
with Poleni’s Historic Memories. For instance, Jean-Baptiste Rondelet in his Traité theorique et pratique de l’Art de Bâtir, published
in 1802, deals with many structural issues, yet omitting seismic implications as in the case of Jean-Nicolas-Louis Durand, who in
the same year published the Précis des leçons d’architecture données à l’École Polytechnique, and a few other non Italian scholars
(Samuel Wale, Marc Antoine Laugier, An essay on architecture in which its true principles are explained, 1755; Adam James,
Adam Robert, The works in Architecture, 1773; Lukas Voch, Architektur nötig, 1769). Around the same time within this category of
architectural technical treatises there is a very limited number of treatises that deal with retrofitting and structural restoration:
in England Langley Batty’s Ancient Architecture restored and improved published in 1742; in France, for example, the essay by
Jean-Baptiste Rondelet, Mémoire historique sur le Dòme du
Panthéon Français, published in 1797; in Italy, specifically for some seismic issues, Istoria e teoria de’ tremuoti in generale: ed
in particolare di quelli della Calabria e di Messina del MDCCLXXXXIII by Giovanni Vivenzio published in 1788. This observation explains
even better what kind of cultural innovation Poleni’s treatise provided the scientific and academic community in the Italian and European
context.
4. The translation
4.a. The synopsis
The decision to propose a translation of the Memorie Istoriche through a synopsis is a challenge since, like a large part of coeval
works on homologous or similar issues, it is a linguistically sophisticated work. In order to be brief, in this paper it is possible to show
only the synoptic translation of the Introduction to the First Book of the Historic Memories, following the strategy described above:
1. the original text; 2. the synopsis-Italian version; 3. the synopsis translated into English.
I. The original text. “Accingendomi, Beatissimo Padre, a scrivere l’Istoria delle cose, nel tempo dell’ottimo
Pontificato Vostro accadute, così per riguardo alle disamine de Danni, che nella Cupola erano, di codesto Magnifico Tempio di S. Pietro,
come per rispetto ai Ristoramenti o proposti, od eseguiti; punto non temei de maggiori due falli, in cui scrivendo un’Istoria incorre si può
agevolmente. Cioè a dire: né ebbi timor, da una parte, di deviar dalla verità per affezione, ovvero passion veruna, che mi signoreggiasse;
tali essendo le cose, onde si trattava, che mantenermi ho potuto in una indifferenza perfetta, e la sola verità riguardare; né dubitai
dell’altra, di non avere le necessarie informazioni; dacché potei esattamente il tutto comprendere, per i ragionamenti altrui, per
le altrui scritture, e per aver io medesimo della costituzione di quella gran Mole si concepute meditando le idee più proprie; e si mirata
e rimirata, più e più volte, la realtà stessa. Ben sollecito, e grave pensier mi fu il considerare quanto dovesse riuscirmi difficile il
mettere per iscritto si varie, ed importanti cose nel vero lume loro e migliore. Conciossiaché vedeva di dover io versare in materia
tant’importante, quanto materia alcuna d’Architettura riputar si possa importante il più. E che sia così: se la grandezza si consideri
della Mole; questa è una delle maggiori del Mondo. Se ‘l proposto soggetto appartenere in gran parte sì osservi alla solidità; di leggieri
apparisce, appunto esser essa la principalissima intra le tre cose, Solidità, Comodo, e Bellezza, le quali non pur nella formazione delle
Fabbriche, ma negli addottrinamenti eziando dell’Architettura più escogitati, e meglio scritti, ogni maggiore studio ricercano. Se poi di
quell’eccelso Edificio si riguardino la figura, la costruzione, i difetti, si comprende assai chiaramente, che per ben esorgli necessità v’é
d’un’ardua combinazione di molte e diverse contezze. Ma, per dir brieve, io soggiungerò la cagione più alta, la quale rende per
me quest’affare oltre ad ogni comparazione importanitssimo: egli è il Comandamento della Santità Vostra. Ben giusto fu, che ammirassi
anch’io, siccome ammirai, quel fervore con cui, oltra le gravissime faccende alla Religione appartenenti e all’Impero, vi avete presa
distinta cura della magnifica Mole così splendida e così grandiosa; sicché dal Vostro Comandamento e sotto i faustissimi Auspici Vostri,
sono stati intrapresi ed a perfezione ridotti i ristoramenti della medesima. Sa il Mondo, essere in voi quel patrimonio amplissimo di
Sapere, che alla Dignità Vostra di Maestro della Cattolica Chiesa e del Cristianesimo tutto, sta cotanto bene e convieni. Pertanto
egli è chiaro da sé, che queste mie Memorie aver non dovrebbero parola alcuna, nella quale non risplendesse lume d’ingegno, e
perfezione d’industria. Ciò dalla mia mediocrità io non potendo sperare, solo mi resta di supplicare vivamente alla Clementissima
Degnazione Vostra. Il massimo dei miei voti è che l’Onnipotente Divina Mano e prolunghi la preziosissima vita, e felici le tanto al Mondo
importanti, piissime, magnanime idee della Santità Vostra a cui fin qua i Pié venerati bacio religiosissimamente. Padova 16 dicembre
1747.”
II.a. The synopsis-Italian version. Scrivere la storia di un Edificio magnifico, come la Chiesa di San Pietro a Roma, e dei suo Danni
comporta due tipi di rischi. Il primo è quello di allontanarsi dalla Verità a causa di un’eccessiva passione, per cui è necessario essere
distaccati e cercare solo la Verità. Il secondo rischio è di non avere sufficienti ed adeguate informazioni, pertanto si rende utile
conoscere gli studi condotti da altri, meditando sulle loro idee e soprattutto osservare molte volte l’Edificio, per trovare in
esso stesso le informazioni cercate. In tal modo le informazioni raccolte sull’Edificio sono divenute così tante che la difficoltà è divenuta
quella di riportare il tutto per iscritto e descrivere come questo Edificio sia espressione della triade vitruviana: Venustas, Firmitas, Utilitas,
attraverso la sua configurazione e costruzione, anche nei suoi Difetti. La comprensione di ciò rende necessario combinare aspetti
numerosi e diversi. Tuttavia la grandezza di questo Edificio non solo ha permesso una loro conoscenza, ma conseguentemente anche
di eseguire adeguate opere di restauro, che sono esse stesse testimonianza di ingegno e capacità tecnica. Padova. 16 dicembre. 1747.

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